mercoledì 29 maggio 2013

Quando i disoccupati inciampano in leggi che li favoriscono.

Quella che è iniziata è stata una vera settimana produttiva per la mia disoccupazione, o meglio, contro la mia disoccupazione.
Ho scoperto non zero, non una, ma ben due armi a mio favore. Quindi a favore dei disoccupati disperati, titolati, e depauperizzati di tutta Italia.
E il tutto è avvenuto nel modo più casuale possibile, proprio me si confà ad una Repubblica basata sul lavoro e, aggiungo io, sulla disinformazione.
Dopo essermi iniettata litri di camomilla (gli ansiolitici costano troppo e ingrassano) e  aver lasciato la bambina dalla nonna per evitarle tristi spettacoli che spero non avrà mai modo di conoscere, sono andata nella tana del lupo: il famigerato Centro per l' impiego della mia città.
Dopo aver procastinato migliaia di volte questo viaggio di 10 km, che sembra meno accessibile della finta base spaziale sulla luna, mi sono ricordata che il 3 giugno compirò 1 anno di disoccupazione. 
Oltre a pensare di comprare un tortino per festeggiare inviando un bliglietto di ringraziamento ad Elsa Fornero, mi è saltato alla mente che se entro 1 anno non si riconferma la propria disoccupazione si viene automaticamente cancellati, eliminati e depennati senza pietà dalle liste e, oltre il danno anche la beffa, non si può usufruire dei privilegi dedicati ai disoccupati di lunga durata.
Per chi rientrasse in questa "fortunatissima" categoria e non ne fosse a conoscenza ricordo che:
chi risulta disoccupato da più di 24 mesi può usufruire della legge 407/90 secondo la quale, in sintesi, il datore di lavoro che ci assume a tempo indeterminato, può usufruire per 3 anni di importanti sgravi fiscali. E' importante a tal proposito recarsi almeno una volta all'anno in un centro per l'impiego, per mantenere la propria iscrizione alle liste di "vecchi" disoccupati. Pena la cancellazione totale e il ricalcolo a partire da zero della propria anzianità da disoccupato.
Ed è stato questo stratagemma che mi ha fatto assumere nel 2009 dal mio primo datore di lavoro, a tempo indeterminato. 
Il fatto che scaduti i 3 anni abbia deciso di chiudere l'azienda, liquidarmi e poi riaprire con un altro nome e con una nuova impiegata è un dettaglio sul quale non mi soffermerei.
Ed ecco la bella notizia che non mi aspettavo. L'impiegato del CPI, con timore reverenziale dettato dal fatto che potrebbe aver letto il mio blog, o semplicemente succube del mio sguardo iniettato di sangue strappato a Mike Tyson, mi informa che: "Signora! I suoi mesi di disoccupazione non sono 12....bensì 26! Lei può già, anzi deve, usufruire della legge a sua disposizione. "
Quindi per chi non lo sapesse, i mesi di disoccupazione per usufruire di tale legge sono cumulativi e non consecutivi. 
Tengo a precisare che l'impiegato ha voluto sottolineare con pacato altruismo di darmi una mossa a cercare lavoro prima che cambino questa legge e che ne decadano i relativi privilegi. Un po' di sano karma positivo non fa mai male...
Un'altra buona notizia, che molti sapranno in quanto è legge dal 2011, arriva dalla mia grande amica-nemica, il mio amore-odio per antonomasia: l'inps.
Nello specifico per tutti colore che, come me hanno meno di 35 anni e sono neogenitori,  esiste una banca dati specifica, che prevede anch'essa sgravi fiscali per il datore di lavoro che ci assume a tempo indeterminato.
Ecco il link per chi si sente tirato in causa:

http://www.inps.it/portale/default.aspx?newsid=802

Se vi state già strappando i capelli, e non solo, pensando alle code e soprattutto alla simpatia degli impiegati inps, rilassatevi: ci si può inserire da soli online tramite il loro portale. Quando si dice: andare incontro al cittadino. O farlo scappare, dipende dai punti di vista.
Certo essere disoccupati da 2 anni non è il massimo della vita. E nemmeno buttarsi in tentativi genetici per procreare al fine di trovare un lavoro, rappresenta una soluzione. Figuriamoci poi quando le due cose si sommano. Però è già qualcosa e qualcosa è meglio che essere precari a vita. 
Mal che vada, con queste leggi ad hoc e con i giusti datori di lavoro, se ci va bene saremo precari per un po' più del normale...al massimo 3 anni.

lunedì 20 maggio 2013

Cominciare con tanto entusiamo, finire con un pugno di sarcasmo.

Ho sempre la mente piena di qualcosa. Un potpourri di progetti, fantasmi, idee, paure ansie e a volte gioie. Tutti sono caratterizzati dallo stesso iter di creazione: li creo sempre con tanto entusiamo, così tanto che alla fine, visto il peso delle aspettative, queste non hanno possibilità di trovare un appiglio nella realtà e si dissolvono come bolle.

Avevo entusiasmo quando ho cominciato a viaggiare da sola per la prima volta, un anno in Tunisia. Tutti mi dicono, quando racconto questa esperienza:"che coraggio hai avuto a partire da sola per studiare l'arabo, devi avere un carattere forte!". Assolutamente no. Non ho alcun carattere così forte da permettermi di agire in modo deciso, in realtà è la mia incoscienza che prevarica tutto. Quando sono tornata a casa nessun datore di lavoro cercava più qualcuno che sapesse parlare arabo e dopo qualche anno il mio accento tunisino è finito nel cassetto.
Avevo entusiamo quando ho deciso di lavorare in America. E tutti mi dicono:" devi essere molto in gamba per aver lavorato nel Governo del Massachussets". Assolutamento no. Si tratta di quella famosa botta di fortuna che raramente guarda in faccia chi realmente ne ha bisogno, come la lotteria di capodanno. E quando sono tornata a casa delle mie esperienze politiche sociali e culturali americane, non interessava a nessuno: nella mia provincia o eri Pdl  o non eri niente. E anche se diventavi Pdl per necessità, continuavi a non essere nessuno, lavorativamente parlando, perchè la spinta giusta, a te, non arrivava mai.
Avevo entusiamo quando mi sono imbarcata sulle navi da crociera. E tutti mi dicono "Accidenti che bella vita si fa in crociera. Avrai fatto sempre vacanza!" Assolutamente no. Chi va in vacanza in crociera si rilassa, chi ci lavora, lavora davero. E si lavora 18 ore al giorno, senza turni, senza soste, stipati in piccole cabine, dove, se hai la fortuna che ho avuto io, riesci a crearti un microcosmo di amicizie, in mezzo ad un mare di deriva, che ti fa ricordare chi sei e non ti lascia mai. Non ti lascia nemmeno quando capisci che in certi ambienti, soprattutto in alto mare, per far carriera devi affrontare e concederti alle maree. E se non sei il tipo inizi a lavorare come hostess e finisci la carriera come hostess. Esattamente quello che ho fatto io. Quindi torni e casa e scopri che le hostess qui sono solo quelle che vendono il Grand Soleil al supermercato.
Avevo entusiamo quando ho deciso di affrontare una nuova vita, di mettermi in gioco in quella che tutti chiamano "normalità". Normalità apparentemente consistente nel mettere radici in un posto ben definito, andare a messa alla domenica, avere amici con cui uscire al sabato sera ed estrapolare da questi il tipo giusto con cui creare, per volere o per dovere, una famiglia.
Qui nessuno mi ha detto che ho avuto coraggio quando nel giro di 1 anno mi sono sposata e ho fatto una bambina. Mi hanno detto tutti che era presto, ero precoce, ero esagerata, che non si poteva avere tutto subito, che non si bruciano le tappe, che bisogna considerare tutto, che la gente normale non fa così. E le critiche continuano ancora ora che, nonostante tutto, le profezie avverse non si sono ancora avverate e che sebbene la realtà sia che li ho zittiti tutti, continuano a negare l'evidenza, trovando sempre qualcosa che non va.
Nel corso prematrimoniale che ho fatto qualche mese fa ci spiegavano l'importanza delle famiglie allargate. Alla luce di tante cose, penso che uno dei miei film preferiti, IL PADRINO, sia l'esempio migliore di come vadano a finire le famiglie allargate. 
Sarebbe meglio che ognuno coltivasse il proprio nido, magari con un po' meno di entusiasmo iniziale, ma con più razionalità, per evitare di finire solo con tanto amaro sarcasmo. 
In fin dei conti se qualcuno mi dicesse: "se il buongiorno si vede dal mattino" io risponderei: " alla sera leoni, al mattino devi alzarti lo stesso e fare finta di niente".

sabato 11 maggio 2013

Quasi pronte a ricominciare.

Esattamente 25 giorni fa quasi a quest'ora nasceva la mia Vittoria. Nelle precedenti 12 ore, tutte di travaglio, ho pensato che il parto fosse l'esperienza più vicina alla morte che potesse esistere.
Ho pensato di non farla più uscire, sperando che l'ostetrica mi lasciasse scappare indisturbata. 
E ho subito scoperto che le mie decisioni non hanno più una vita propria di fronte a quelle di una bambina di 3 kg e 300 grammi e che ormai comanda lei.
Dicono che del parto te ne dimentichi.....dicono anche che l'uomo sia andato sulla luna e che Elvis sia ancora vivo.
Il parto è uno shock insanabile e sono contenta che sia tale perchè voglio ricordarmi tutto il dolore fisico che mi ha intrattenuto per 9 mesi e 12 ore perchè questa bambina me la sono sudata e meritata e perchè dopo la laurea è la seconda cosa che sono riuscita a portare a termine nella mia vita.
Sarà un caso che mi sia laureata il 16 aprile e che Vittoria sia nata lo stesso giorno?
E lei mi ricambia come può, dormendo tutta la notte senza svegliarmi; credo sia uno dei suoi modi per dirmi che mi vuole bene.
Il rovescio della medaglia è che a sconvolgerti la vita non è la nuova arrivata quanto i vecchi rimasti che continuano a irrompere con le solite leggende mediche e medioevali, nella tua quotidianità.
Quando partorisci pensi che con le sofferenze del travaglio ti lascerai alle spalle anche tutto il negativo dei 9 mesi precedenti. 
E invece no, tutto quello che succede dopo è praticamente peggio: i consigli non cessano, si moltipliacano, ma solo quelli non voluti. 
Tutti pronti a dirti che quello che fai lo fai male, come lo devi fare e come in realtà non lo sai fare affatto. E il paradosso è che pochi poi ti danno una mano, il più di ESSI si "limita" a tante parole parole parole, che ogni volta ti fanno capire quanto sei incapace a fare la madre e che chiunque prenda in braccio tua figlia potrebbe prendersi cura di lei molto meglio di te.
Chi ti fa notare che la bambina piange solo quando la prendi in braccio tu, chi ti dice che la copri troppo, chi che la copri troppo poco, chi ti fa notare che quella mensola nella sala dietro la televisione nell'angolo è pericolosa perchè, non si sa come, potrebbe caderle addosso, chi ti dice come quando e dove tenerla in braccio e via così verso l'infinito e oltre.
E i peggiori sono quelli che, qando ti vedono per la prima volta ti fanno nell'ordine queste 3 domande: "Che carina! Quanto ha? Come si chiama? LE DAI IL TUO LATTE?!". In quest'ultima domanda ti giochi tutto, se dici si sei la madre perfetta, se dici no, a prescindere che tu non possa o non voglia, sono già pronti per chiamare i servizi sociali.
Sono sicura che su questi passi fastidiosi di una jungla piena di mostri mitologici che "danno consigli perchè non possono più dare cattivo esempio", ci siano passate tutte le mamme che conosco, vecchie e nuove, forse dimenticandosi di quanto siano pesanti i loro minimali commenti.
Perchè la cosa subdola è che ti pungolano esattamente su un punto debole, nel periodo, certo più felice, ma anche maggiormente debole della tua vita, quando hai pancia, seno e umore che toccano terra e che il reagire ti sembra veramente stoico.
Al 25 giorno di questi giorni surreali e pressochè apocalittici ci sono, secondo me, due strade: la prima porta diritta alla depressione post parto, baby blues o 100 euro a seduta da uno psichiatra. La seconda, quella che ho scelto io, sostiene questo dogma: non arrabbiarti, ma lascia che siano loro ad arrabbiarsi. Sebbene sembri una frase tratta dal Vangelo secondo Giovanni, penso che un deciso menefreghismo sia la mia personale epidurale, in situazioni che altrimenti non mi permetterebbero di andare avanti.
Ma il mio è solo uno sfogo personale, non un consiglio nè una raccomandazione per nessuno: visto tutti i consigli che danno me, mi guarderei bene dal fare altrettanto con chiunque altro.
Ed ora, dopo questo abissale sfogo in cui buttiamo dentro il calo ormonale, i kg di troppo e tutte le ansie di una neo mamma analfabeta di puericultura, siamo pronte a ricominciare con la nostra satira e soprattutto la ricerca di un lavoro.
Tremte centri per l'impiego, siamo tornate. E adesso siamo in 2.

C'erano un francese, un americano e un inglese che si chiedevano dove fosse il tedesco. E poi scoppiò la guerra "sanitaria"

La mattina del 1° gennaio 2020 il presidente americano Trump twitta un messaggio di buon anno molto lontano dai buoni auspici legati a q...