Poco c'entrano le cosiddette "bestie di Satana" con il diario della vostra disoccupata per bene, lo so.
Di recente ho avuto modo di conoscere un componente della "setta" , Paolo Leoni. Non voglio fare la finta buonista e spero di non offendere nessuna delle vittime coinvolte in quello che fu uno dei fatti più oscuri degli ultimi anni 90. Ma ci terrei ad esprimere il mio pensiero, perchè non siamo noi a dover giudicare chi sta già scontando una pena., per quanto terribile sia stata. Mi rivolgo soprattutto a chi tutte le domeniche va in Chiesa e si professa un buon Cristiano, senza poi nei fatti, conoscere il significato della parola "perdono".
C’erano una volta una Volpe e un Leoni, seguiti da un branco
di altri animali. Vivevano tutti nel bosco e il bosco si sa, quando fa buio può
nascondere nelle sue tenebre i segreti più torbidi, senza mantenerne memoria
quando sorge il sole.
Successe così che per un’indole sanguinaria, imputabile
forse alla loro strana natura, gli animali cominciarono ad attaccare altri
animali e quando furono scoperti dai cacciatori, i pochi rimasti si sbranarono
a vicenda, proprio secondo le leggi del bosco, in cerca della salvezza.
Solitamente l’animale più grande mangia il più piccolo, ma
in questa storia fu la volpe a denunciare il leone, che continuò a proclamarsi
innocente fino alla fine, sebbene il bosco avesse portato alla luce molte delle
loro carneficine.
La furba volpe, dopo aver cantato finì ugualmente in gabbia,
ma proprio per aver collaborato con i cacciatori, tra qualche tempo potrà
tornare liberamente a correre e cacciare nel bosco.
Il leone, coerente fino alla fine nel giudicarsi innocente
finì in un’altra gabbia, dalla quale pare non uscirà mai, finendo i suoi giorni
in una particolare cattività.
Alla volpe, al leone e a tutti gli altri animali, diventati
noti anche al di fuori della foresta, per i fatti del bosco, venne dato il nome
di “Bestie di Satana”, e il leone, che per natura è il capo della foresta,
venne confermato come capo carismatico del gruppo.
Non esiste gruppo se non esiste qualcosa in cui credere. Non
trovandolo, i cacciatori accusarono le bestie di credere nel male, in satana e
di aver ucciso in nome suo. In una caccia alle streghe che non finirà mai,
molti dei cadaveri ritrovati hanno avuto una degna sepoltura, altri ancora sono
dispersi.
Al leone fu intimato di dire in quale tana le bestie
avessero nascosto i resti delle vittime. Egli ruggì, urlò, fece qualsiasi cosa
per farsi ascoltare dicendo, contro la propria libertà, di non saperlo.
Così dal 2007 Leoni fu condannato all’ergastolo per
istigazione al suicidio di almeno quattro persone, scontando la pena nel
carcere di Sanremo.
Sono passati undici anni dell'infinità che Paolo Leoni dovrà
passare in cattività in un luogo vicino a tutti noi, ma allo stesso modo
lontano. Essere consapevoli del proprio destino, senza accettarlo non vuol dire
rinunciare a vivere, sebbene la vita si svolga in una cella. Fu così che il
Leone prese a lavorare, come ha sempre fatto in vita sua, nell’officina del
carcere, cercando di sfogare il proprio animo con la musica, non smettendo mai
di urlare la propria innocenza, a chi lo ascolta, ma soprattutto a chi lo addita
come bestia.
Il leone è pur sempre un felino, è furbo, è scaltro, è colui
che ha tutto sotto controllo. Ma se questo Leoni non fosse una bestia, ma solo
un uomo?
ma in sostanza non ho capito qual'è il tuo pensiero sulla vicenda... non lo dici.
RispondiEliminaUn'uomo certamente. E' colui che sceglie , non si muove per istinto. E se scegli , quindi volontariamente, di compiere il male, te ne assumi anche le spiacevoli controindicazioni.
RispondiEliminaBuona giornata