venerdì 23 agosto 2013

Colloquio di lavoro flash

Leggo sugli annunci di lavoro del cercalavoro un annuncio non solo interessante, ma anche l'unico che non preveda una certa esperienza in opere muratorie o piastrellistiche: assistente per casa editrice di Ventimiglia.  L'euforia di poter lavorare e per di più in un settore decisamente interessante mi da quasi alla testa, sono sincera. Così vado a dormire palesemente agitata, anche perchè le 11 di sera non sono l'ora più adeguata per proporsi per un colloquio.
L'indomani alle ore 09.30 spaccate chiamo il numero indicato con le migliori intenzioni.
Mi risponde un uomo, dalla voce un pò assonata, ma che si riprende subito. E questa è la conversazione che vado a proporvi, con il viroglettato, proprio così come è avvenuta:
IO: "Buongiorno, chiamo per l'annuncio di lavoro relativo ad una segretaria per la vostra casa editrice"
LUI: silenzio
IO:"...comparso sul Cercalavoro...."
LUI:" Ah si. Lei conosce le lingue?"
IO: "Si certamente, inglese molto bene, francese discreto."
LUI:"Sa usare il computer?"
IO:" Si, e tutti i relativi programmi. Office, pacchetto completo ecc".
LUI: " Da dove mi chiama?"
IO: "Sanremo".
LUI:" Ah no no assolutamente no, è infattibile. Per arrivare qui sono 3 quarti d'ora di macchina. Saluti."

E qundi chiue il telefono. Questa volta non voglio nemmeno commentare, fate voi.

5 commenti:

  1. e poi dicono che siamo noi a non aver voglia di lavorare proprio no comment....

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  2. Grande errore. Informarsi SEMPRE prima sulla posizione geografica dell'azienda e dire SEMPRE (mentire, siamo in Italia) che abitate nello stesso comune, magari in domicilio così non possono controllare all'anagrafe in eventualità.

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    1. Non sono per niente d'accordo. Non si puo' pretendere correttezza da un datore di lavoro se si inizia con una bugia. E poi al momento della eventuale assunzione avrebbe visto i miei dati di residenza.

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    2. Correttezza da parte di un datore di lavoro? Cito una parte del mio commento di sopra: "mentire, siamo in Italia". Il fatto è che bisogna anche imparare a RAGIONARE come ragionano i datori di lavoro, il che non preclude affatto che tutti ragionino in una determinata maniera ma gran parte di essi, per motivi culturali unicamente italici, purtroppo ragionano così:

      "Questa si deve fare 30 minuti di auto al giorno per venire al lavoro, ergo la distanza funge da incentivazione al cercarsi un lavoro più vicino alla sua residenza e quindi utilizzerà l'attuale come di appoggio fino a quando non avrà trovato una posizione più vicina a dove abita".

      Dico tutto ciò per esperienze personali, alcuni me lo hanno fatto capire in modo subdolo, altri invece in maniera diretta come nel caso tuo. La sostanza è sempre la stessa: visto che viviamo in una nazione che per svariati motivi è illogica, ragionare seguendo la nostra innata logicità in un contesto storico e culturale dove gli aspiranti lavoratori sono visti solo come numeri da poter sfruttare perché l'attualità e le leggi appunto lo concedono, porta i datori di lavoro a ragionare così. C'è un minuscolo elemento di te che a loro non va a genio? (in questo caso, la distanza dal posto di lavoro). Nessun problema. Trovo in altro da sfruttare anche se, magari, le tue competenze sono nettamente superiori.

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    3. Il suo ragionamento non fa una piega... peccato che viviamo in un paese dove l'illogico diventa logico e viceversa. Qui le questioni che fanno da pilastro alla mia posizione sopra esplicitata sono due:

      1) Capire come ragionano i datori di lavoro, o meglio dire i datori di precariato italici

      2) Capire il contesto storico nel quale viviamo

      Per la prima tesi, i datori di "lavoro" italiani che mandano avanti aziende sono nella media sui 45-55 anni d'età. Praticamente la generazione passata. Orbene, la generazione d'oro che quando aveva 20 anni negli anni '80, non ha avuto particolari problemi ad accedere al mondo del lavoro dopo il diploma o laurea in quanto allora c'era una forte fase di industrializzazione nell'intero paese. Ci sono anche cospicui numeri di persone che sono riuscite ad entrare e ricoprire ruoli più o meno autoritari, con raccomandazione o altro. Quindi generazione fortunata con facile accesso al mondo del lavoro senza menarsela più di tanto. Ce ne accorgiamo quando abbiamo a che fare con questa gente. Quanto volte è capitato di andare in banche, assicurazioni, comuni, aziende, cooperative e dialogare/interagire con loro? Poi tornarsene a casa e chiedersi come mai gente così incompetente a livello professionale, linguistico o culturale ricopra certi ruoli? Ovviamente non parlo di TUTTI, ma per una gran parte degli esponenti della vecchia generazione sia a livelli bassi che di alte responsabilità. E qui mi ricollego alla seconda tesi.

      Il tutto va appunto bilanciato in base al contesto storico. Mentre per loro il mondo del lavoro era di facile accesso, oggi in un'Europa devastata dalla crisi e in un'Italia in piena recessione da quasi 3 anni, ci sono milioni (circa 6) di persone che cercano invano di accedere al mondo del lavoro, ove ci sia non solo una retribuzione degna di tale nome ma soprattutto un minimo di stabilità per potersi costruire un futuro. Mettetevi nei panni dei datori di "lavoro" odierni. Sono bombardati da curriculum (ultimo caso, circa 40.000 domande per 200 posti all'IKEA di Modena se non erro), hanno a che fare con aziende in forte perdita a un passo dal fallimento, e quasi quotidianamente incontrano aspiranti lavoratori e vedono tantissime facce di disperati. Per loro sono solo numeri da sfruttare, questo concede a loro il capitalismo sfrenato degli ultimi decenni. Consumare le persone, sottopagarle, fregarsene magari se hanno le competenze per far crescere l'azienda perché l'importante è avere manovalanza a basso costo. Anzi, magari se si accorgono che sei pure più competente di loro gli inizi a stare sulle palle e ti prendono di cattivo occhio.

      La cosa più difficile, in tutto, è mettere il piede oltre la soglia della porta. Entrare. Per fare ciò non possiamo pretendere di essere onesti sempre e comunque al 100% nella patria dei disonesti. Quindi occorre farsi furbi, guardare oltre il proprio naso, essere lungimiranti e intelligenti, approfittare dei trucchi per far girare le cose a nostro vantaggio.

      Nel caso specifico, come ho detto prima, bisogna capire come ragiona questa gente. Hanno un enorme bacino di candidati/numeri e solo uno o due posti disponibili. Chi scegli? Quello che a te va bene al 100%. Il fatto che gli dici che abito a 40 minuti di distanza è per loro incentivo a non interessarti al tuo profilo, anche se magari sei perfetta per il ruolo.

      Purtroppo questa è la situazione attuale in questo paese da quarto mondo, classificabile tale sia da un punto di vista culturale che economico.

      I miei consigli:

      1) Informarsi sempre sull'azienda prima di candidarsi usando tutti i metodi convenzionali del caso

      2) Dire sempre che si abita a massimo 1km dal luogo di lavoro

      3) Falsificare il curriculum all'occorrenza, pompando le esperienze rendendole accattivanti ed in perfetta sintonia con i requisiti della posizione per la quale ci si candida

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